Pubblicato su politicadomani Num 87 - Gennaio 2009

Cave di Chiaiano-Marano
Capire i meccanismi dell’emergenza per preparare la soluzione

Intervista al Prof. Franco Ortolani, Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio della Università Federico II di Napoli. La vicenda delle cave della Selva di Chiaiano è emblematica non solo dei mali della Campania, ma di un malcostume radicato in Italia. Eppure soluzioni ci sarebbero, a volere il bene della comunità invece che quello di pochi. Occorre capire i meccanismi che costringono i campani ad una perenne emergenza e occorre programmare la risoluzione definitiva del problema rifiuti nella regione. Napoli deve tendere al “rifiuto zero”, dice il geologo, passando attraverso soluzioni provvisorie, economiche ed efficaci, per mantenere la pace sociale

 

Una situazione desolante
Si è fatto un gran parlare sui mass media delle cave del Poligono di Chiaiano che il governo, per decreto, ha deciso che diventino un gigantesca discarica al centro della Città, al confine con i quartieri di Chiaiano, Scampia, Santa Croce, Vomero alto, là dove Napoli si estende, senza soluzione di continuità nei comuni della provincia: Marano, Mugnano, Giuliano, Calvizzano, Villaricca, Qualiano. Una zona ad altissima densità di popolazione. Ciò, nonostante sia dimostrata l’inadeguatezza della posizione, al centro di una zona verde che è il polmone nord della città di Napoli, non lontano da ben cinque ospedali, e l’inadeguatezza del terreno, che è poroso, il famoso tufo giallo di Napoli, e della forma della cava, a fossa, per cui l’acqua piovana invece di scorrere si accumula sul fondo e, grazie a questa conformazione della cava, sotto di essa si raccolgono le riserve idriche della città: acqua che viene convogliata a est e a sud fino al lungomare. Perché, allora, nonostante tutto, si continua a insistere su questa scelta, più che inopportuna, criminale?
Tutte le individuazioni di impianti non seguono la logica tecnico ambientale. Non si bada cioè, come il buon padre di famiglia, a programmare oggi la coltivazione dell’orticello perché non si inquini e domani i figli possano continuare a coltivare. La logica della scelta è completamente al di fuori della regione Campania, per cui va bene qualsiasi posto purché si spenda. Non ci si deve meravigliare, quindi che si scelgano posti come Terzigni, che è parco naturale nazionale, oppure Chiaiano, che è parco naturale regionale, oppure che ci sia una discarica a Macchiasoprano, o in Valle Passeria, oppure a Serre sopra l’oasi di Persano, sopra un prelievo di 250 milioni di metri cubi di acqua. A chi decide non importa niente della Campania, delle risorse ambientali dei campani; la Campania è una terra dove si possono fare soldi e basta. E poi, basta blindare tutte le decisioni e il gioco è fatto. Qui non esiste proprio l’aspetto tecnico, economico, ambientale, della tutela delle risorse e della tutela dei cittadini. È la logica spietata che parte dal di fuori della Regione e al di sopra dei governi. Oggi la Campania è terra da macello. Domani può esserlo il Lazio, l’Abruzzo. Qui chi comanda veramente in Italia (mi riferisco al potere economico e finanziario che è al di sopra dei governi) trova con l’uso del potere speciale la possibilità di spendere soldi facendo soldi facilmente e rapidamente sulla pelle dei cittadini campani, delle risorse campane, dei beni ambientali, dei beni culturali.

All’epoca della scelta, ad aprile, maggio e giugno del 2008, è stato organizzato un presidio popolare a “difesa” delle cave; la popolazione è “insorta” contro chi si accingeva a prendere decisioni gravi per la salute e la tutela delle risorse ambientali e del territorio. Per giorni la “sommossa” ha riempito le prime pagine di giornali e Tv. Che cosa è rimasto di quel movimento popolare, di quella opposizione che sembrava così convinta e diffusa? Cosa fa la gente?
Io, da parte mia, ripetutamente, e in modo energico ho cercato di far capire la tragedia verso cui viene tirata la Campania. L’ho fatto in occasioni e nelle sedi in cui si affrontano le questioni vere, incombenti e imprescindibili, dove esce veramente l’anima e non come davanti a una tazza di caffè. Ciononostante ho dato solo poco fastidio, un fastidio che è poi regolarmente rientrato perché la blindatura è stata ulteriormente aumentata. Lei parla della gente. Ma dove è la gente? Abbiamo visto e vediamo alcune migliaia di persone a Marano, a Chiaiano, ma il problema non è solo di Marano o di Chiaiano. Qui il problema è di tutta la Campania. La gente capisce? Fa finta di non capire?
 
… e i mezzi di comunicazione?
Sono completamente assoggettati, non esistono come diffusori di verità, di approfondimento. Sono diffusori di “veline”. Quando accade qualche fatto grave scappa qualche notizia, ma poi tutto torna sotto il controllo di sempre.

… e nel corpo accademico, dove le cose si sanno e si studiano, ci sono prese di posizione energiche che non svaniscono allo spegnersi delle luci dei riflettori?
È uguale alla stampa. Sono tutti pronti a servire, tutti quanti in attesa che posa arrivare il loro turno, attenti a non dare fastidio. Parlo del 99 per cento, perché, per fortuna, qualcuno c’è che rimane lì a continuare a dare informazioni e notizie.

… e l’Europa?
E cosa può fare l’Europa? Ci fa le multe. Ma quelle le fa a noi e non a chi inquina.

La speranza del “granello di sabbia”

È un quadro desolante. Eppure, noi siamo ottimisti e oltre che fotografare una situazione di fatto vorremmo dare una speranza.
Anche noi lo siamo, altrimenti saremmo andati a vivere da un’altra parte. Per esperienza abbiamo visto che è sufficiente un granello al momento opportuno. Quando maturano certi fatti, un granello può far inceppare tutto e far scoppiare tutto. Adesso questo momento non è ancora arrivato, ma c’è tutto un lavoro che prepara questo momento in cui tutto si incepperà e scoppierà. Non si vuole con questo tirare i remi in barca. No. Noi continuiamo ad essere impegnati a leggere l’ambiente, a leggere quello che fa l’uomo, a leggere le prospettive di danno oppure di beneficio per l’ambiente e per i cittadini e ad esprimerci in base alla scienza e alla tecnica, in piena libertà, senza dover ricevere compensi, né aspettando compensi da nessuno.

Il meccanismo della emergenza infinita

Per far inceppare questo ingranaggio e dargli una sterzata nella giusta direzione, che cosa è che il cittadino dovrebbe sapere?
Ad esempio, credo che pochissimi abbiano capito che cosa è che, a partire dal 1994, ha garantito 14 anni - un periodo lunghissimo e che ancora non è finito - di emergenza e di uso spregiudicato dei poteri speciali: che vuol dire spendere i soldi pubblici senza rispettare le regole della spesa pubblica. Su quali basi giuridiche tutto ciò si fondi. Un certo numero di abilissimi avvocati (che dovevano essere avvocati privati e non uomini di legge di stato) nel 1994 si accorsero che la legge 225 del 1992 che istituisce la protezione civile nazionale, offriva un cavillo (basta leggere la legge 225 per capire tutto): agli articoli n. 3, 4 e 5 c’è scritto che se nel territorio nazionale, per un evento naturale - terremoto, frana, eruzione, tsunami - si verifica uno stato di emergenza, data la gravità il Presidente del Consiglio di turno, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, può emanare ordinanze che hanno immediato valore di legge. Egli può essere autorizzato a nominare un commissario con poteri straordinari che faccia le funzioni del governo: incarica la persona per 10 mesi  e questa, durante il mandato può non rispettare le leggi A, B, C, ecc... indicate dal presidente del consiglio in carica. A quel punto il commissario è autorizzato dal Governo ad agire non rispettando quelle leggi. Il punto più qualificato è che lui può spendere i soldi pubblici senza il rispetto delle regole per la spesa pubblica. Vale a dire che, se tu sei mio amico, io posso dare a te 10 miliardi di euro di lavoro. Il “peccato originale”, come io lo chiamo, sta nel fatto che deve poterci essere una persistenza, un abuso dello stato di emergenza: perché tutto si basa su una emergenza. Allora, se il commissario è bravo ed ha risolto in 10 mesi il problema, il gioco è finito. Ma in questi 10 mesi deve spendere tutti i soldi. Per poter continuare deve dimostrare che c’è ancora uno stato di emergenza sul territorio. A quel punto basta fare in modo che i rifiuti non vengano più raccolti; basta dare 100 o 200 mila euro a qualche banda che con i motorini e le taniche di benzina va ad incendiare i cumuli dei rifiuti; basta organizzare qualche sciopero dei raccoglitori perché non vengono pagati, basta che si inceppi qualche impianto e che vada in tilt, perché i cumuli dei rifiuti aumentino, all’avvicinarsi della scadenza dei dieci mesi. In tutto ciò, la televisione, che riprende continuamente i cumuli e i vigili del fuoco stanchi che non ce la fanno più a spegnere gli incendi, evidenzia lo stato di emergenza. Il Presidente del Consiglio allora, colpevolizzando la gente della Campania - quei “fetenti” che in 10 anni non sono riusciti a mettersi a posto - constata il perdurare dello stato di emergenza e ridà a lui o a un altro l’incarico di commissario straordinario. Meglio se a un altro, perché chi subentra non sa nulla di ciò in cui si viene a trovare e quindi deve ripartire daccapo.
Ad ogni scadenza di mandato si sono verificati sempre gli stessi fatti. È semplicissimo da verificare. Uno stato di emergenza continua, quindi, ma provocato da chi? Qui la faccenda diventa delicata: se lo Stato è incapace, ci fa una figuraccia. Allora la colpa deve essere scaricata sui cittadini con più o meno questo ragionamento: io, Stato, impegno i miei uomini migliori, le migliori imprese, le migliori risorse e dopo anni non sono riuscito ancora a domare i campani perché sono dei fetenti, degli sporcaccioni, sono sottomessi e governati dalla malavita organizzata. Questo spiega le dichiarazioni del generale Giannini. Ovviamente, non può essere colpa dello Stato.
Nessuno ha ancora capito questo semplicissimo meccanismo che permette il perdurare all’infinito di una situazione di emergenza.

Come se ne esce?
Basta che nella legge istitutiva della Protezione Civile si aggiungano 4 o 5 paroline e cioè “che lo stato di emergenza può durare per un evento al massimo 10 o 12 mesi”. Dopo di che, se il problema continua, io intervengo con le leggi. Cioè, io dò il potere straordinario a lui che è bravo, lui mi risolve il problema, se è rimasto qualche strascico lui finisce il suo incarico- e quindi non usa più il potere speciale spendendo i soldi come dicevamo- e io faccio una legge che risani la situazione. Bastano quindi 4 o 5 paroline che però nessuno ha mai proposto, e attualmente nella legge c’è ancora scritto “senza limiti”
Si tratta di un cavillo colto evidentemente da un avvocato molto intelligente e abile, abituato ad andare ad individuare i cavilli nelle leggi da sfruttare a vantaggio dei delinquenti. Un avvocato o un pool di avvocati che gira intorno a personaggi, a gente molto abile come Berlusconi, Impregilo, ecc... Tant’è che tutte le ordinanze iniziano sempre con “Visto l’art. 5 della legge 225”. E poi, continuando a leggere, sembra proprio che la legge sia stata fatta per coprire giuridicamente chi delinque e che sia stata scritta da chi ha intenzione di usarla per delinquere.
Fatto.
(continua)

 

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